La Sala Rusiñol celebra il suo XXIII Anniversario con la straordinaria mostra di Raffaello Ossola (Locarno, Svizzera), dal titolo «Immagini immaginate». È un’opera imponente: per la dimensione dei quadri, per la forza del colore e per la viva luminosità della pittura. Imponente anche per ciò che esprime in «immagini immaginate». Immagini concrete, prese dalla natura (acqua e, soprattutto alberi) unita allo spazio superiore (il cosmo, il cielo, il firmamento), collegati con creatività in orizzonti suggestivi che, così come ce li rappresenta, possono esistere solo nella nostra immaginazione e nella tela. Detto in tre parole, si tratta di una «vera navigazione interstellare» (Josep Mª Cadena).
Ignasi Cabanas, direttore della Sala Rusiñol presenta Raffael Ossola e vi dà il benvenuto a questa straordinaria apertura. Hanno partecipato il Console di Svizzera a Barcellona, il signor Hans-Rudolf Bolli, e il consigliere del Comune di Sant Cugat del Vallès (Barcellona), Xavier Escura.
Sig. Josep M ª Cadena, giornalista e critico d’arte, descrive l’opera di Raffel Ossola. Ecco uno dei suoi commenti: «Nella pittura di Raffaello Ossola batte la gran domanda sull’eternità alla quale aspira l’essere umano. Di una forma o un’altra, tra noi sta la volontà di arrivare più in là al che simbolizziamo nella linea dell’orizzonte o nell’aurora.»
L’artista parla. «Ho sempre voluto isolare a riflettere sulla vita e, spesso, ho scelto di farlo in ambienti molto specifici, in contatto con la natura e gli elementi. Si tratta di un modo per crescere che è diventato parte integrante della mia vita (…). Con la mia pittura ho voluto rappresentare questi distinti momenti di tempo, spazio ed i limiti della vita quotidiana. Come ho cercato di dire che non è sempre ciò che appare e, soprattutto, ho cercato di ricordare che i sogni possono essere realizzati nella misura in cui noi crediamo in loro.»
Una tradizione delle aperture nella Sala Rusiñol: il pubblico partecipa al sorteggio di una «nota di arte» del pittore. Qui vediamo a Raffaello Ossola consegnando al vincitore un’elaborata «nota di arte»: tanto elaborata che, per fare giustizia, dovessimo giudicarla come un’altra autentica «opera d’arte».
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